Il valore dell’acqua nei processi riabilitativi: protesi dell’anca

Il trattamento in acqua ha le sue peculiarità e caratteristiche e, di conseguenza, le attività in questo ambiente hanno una loro specificità: le proposte devono essere integrate con tutti gli altri trattamenti fisioterapici e funzionali, nell’ottica di una sinergia degli interventi per un migliore risultato finale.

La codificazione delle esercitazioni deve essere specifica in relazione all’ambiente cui si riferisce (l’acqua ha una temperatura 31°-32°), ma anche al soggetto che l’effettua, alle esigenze individuali e agli obiettivi che ci si propone all’interno del suo progetto riabilitativo.

Poiché lo stesso carico di lavoro somministrabile non è sempre uguale per tutti, così come la capacità di reazione al carico di ogni singolo paziente può avere variazioni giornaliere soggettive, il lavoro in acqua, che si è estremamente duttile e modulabile, offre un supporto particolarmente utile nel rimodulare e riadattare il programma riabilitativo generale.

L’intensità della seduta in acqua può essere regolata variando la difficoltà degli esercizi, l’utilizzo di ausili e attrezzi specifici, la velocità e il “range di movimento”, i piani e le direzioni di lavoro, il numero delle serie e delle ripetizioni, ma anche alternando lo stimolo diretto all’articolazione infortunata o a quelle limitrofi e a un gruppo muscolare o a un altro, utilizzando proposte globali e analitiche. 

La seduta di idroterapia può quindi essere utilizzata prima del lavoro a secco per preparare il trattamento manuale

Al pari può essere prevista dopo per consentire il defaticamento muscolare e il detensionamento articolare al termine di una seduta di lavoro in palestra. 

Infine una vera interazione tra il lavoro a secco e quello in acqua deve prevedere e realizzare un complemento reciproco e fin dall’inizio, ricercare la maggiore interazione degli interventi e delle proposte rieducative.

Il caso è quello di una paziente di 65 anni, con esiti di protesi dell’anca sinistra (accesso postero laterale)

  • Si parte dall’anamnesi ed esame obiettivo: Dolore da 3 anni a inguine e ginocchio e dolore lombare ricorrente; non sono presenti altre patologie.
  • È presente dolore post-operatorio limitato (Scala Vas = 3/10), gamba leggermente gonfia e cicatrice in ordine.
  • Programma: Il lavoro in acqua dopo la dimissione, nelle prime sedute viene eseguito il trattamento a secco, successivamente quello in vasca.

Gli esercizi vengono eseguiti in acqua, dove non vi è appoggio sulle stampelle, ma è il fluido a sostenere il corpo. La paziente riferisce un grosso sollievo ricevuto dal cammino in acqua (con minor peso corporeo e minor dolore) fin dalle primissime sedute.

Si eseguono inoltre esercizi di cauta mobilizzazione su tutti i piani, come flesso-estensioni e adduzioni-abduzioni lente e controllate o pedalata in acqua. Si cerca in particolar modo di recuperare l’estensione completa dell’anca, ma è necessario rammentare di non superare i 90° di flessione. Con il progredire delle condizioni della paziente, il programma riabilitativo viene implementato con aumento degli esercizi in carico come piegamenti e affondi, salite e discese da scalini.

Dopo i primi 2 mesi, si inizia a eliminare l’uso delle stampelle e soprattutto si cerca di recuperare la flessione della coscia sul tronco. 

Constatando la difficoltà di questo recupero, si decide di iniziare il programma riabilitativo col lavoro in acqua, dove la detonizzazione muscolare e la mobilizzazione articolare attiva potrebbero preparare meglio i tessuti muscolari e capsulari al successivo lavoro manuale del terapista. 

La seduta in vasca si conclude sempre con posture defaticanti in galleggiamento prono o supino per la ricerca dell’estensione dell’anca. 

A 3 mesi dall’intervento, viene sospesa la riabilitazione in acqua, dopo aver raggiunto buoni livelli di forza e di resistenza della muscolatura degli arti inferiori e in particolare di quello operato, una buona autonomia nel cammino senza ausili, un’escursione articolare dell’arto patologico uguale a quella dell’arto controlaterale e una buona funzionalità nel salire e nello scendere le scale e nell’alzarsi e nel sedersi.

Dario Schietroma
Massaggiatore – Fisioterapista Idroterapi
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